Buongiorno Raffaella, allora, questo arco da 74 grammi, che è quello che mi è piaciuto di più, diciamo che ha tutte le caratteristiche che cerco, mi piace che sia molto equilibrato, cioè lo sento come se facesse parte del mio braccio, lo sento davvero comodo, equilibrato, aderisce molto bene, è molto chiaro, molto pulito, il suono è molto bello in questo senso, mi piace anche che sia molto flessibile, cioè se metto il mio peso l'arco risponde, si attacca... l'unica cosa è che già suonandolo in uno spazio più aperto, o magari con un'acustica meno favorevole, cioè un'acustica più asciutta, o in una stanza più grande come quella del conservatorio, il il suono è un po' sottile, secondo me, essendo un arco leggero, è un po' ovvio che il suono può diventare un po' sottile.... Quindi diciamo che non aiuta il mio modo di suonare, il mio fisico, anche il mio il violoncello è un violoncello piccolo, non è un violoncello molto grande, un modello Montagnana, quindi il suono si, il suono è un po' sottile, vorrei avere un suono più rotondo, più pieno, con più sostanza...
Il secondo arco, quello del 76 grammi, ha già un suono che spara di più, anche questo mi piace, secondo me questo mi aiuta, aiuta il mio violoncello, ma comincia a perdere un po' le cose che tanto mi piacevano del primo arco, inizia a essere un po' scomodo, cioè nel senso inizio a sentire un po' pesante la punta, e inizio a essere un po' meno flessibile, nel mezzo sento che se metto il mio peso, il mio braccio , un po' non si attacca come il primo, come il 74 grammi, e poi mi diventa un po' difficile scegliere, perché se dovessi scegliere sceglierei quello da 74 grammi, ma il problema è che il suono, si mi piacerebbe, cioè alla fine il suono è la cosa, diciamo, più importante, anche se sto cercando di sentirmi più a mio agio, più libero, ma se il suono non è il suono che mi piacerebbe trovare, un po'già mi fa scoprire di non esserne del tutto convinto...mi piace molto il secondo arco, ma ripeto comincia a perdere le caratteristiche del primo arco che mi piaceva, quindi diciamo che il mio arco perfetto è come il primo 74 grammi con tutte le caratteristiche che ha, più un suono più rotondo e con più sostanza.
Per questo avevo pensato anche all'arco da 80 grammi, ma ricordo che quando l'ho provato la punta sembrava ancora un po' pesante perché non lo era, perché non era ancora finita, vero?, mancavano ancora alcune cose, quindi ti chiedo se nel frattempo l'avevi finito, perché ricordo che il suono aveva più sostanza, e forse per l'acustica dove stavo provando era un po' troppo, ma in un'acustica meno favorevole poteva essere un'opzione ...ero anche curioso di avere un tuo consiglio, la tua opinione...
Dopo qualche giorno Emiliano mi manda questo messaggio vocale, quattro minuti e venti secondi, ha preferito questa modalità per presentarmi il risultato delle numerose prove che ha effettuato, apprezzo il tono estremamente gentile e gentile, la forma, molto rispettosa e di notevole eleganza, e il contenuto, molto preciso, frutto di impegno, dedizione, acume e grande attenzione... sì, certo, Maia (76 grammi) ed Elettra (74 grammi) sono due archi diversi, e non è questione di peso, Emiliano lo sa, usa il peso solo per indicare l'uno o l'altro, non gli ho detto che ogni mio arco ha un nome, è il nome che ho trovato per loro e che tengo per me, io non credo sia un bene che il suo giudizio possa essere influenzato in alcun modo dalle risonanze che ogni nome ha in ognuno di noi, necessariamente diverse.
Meglio lasciare il foglio bianco, il più bianco possibile, in modo che sia il musicista a scrivere ciò che trova, e forse, dopo, dopo che ha scelto, dopo posso dirgli il nome che gli ho dato, e che certo il musicista può cambiare a suo piacimento.
Elettra, nelle sue mani e col suo violoncello, non molto grosso, ha una voce chiara, precisa, chiara, pulita e... , è docile, impercettibile, entra a far parte del braccio e svanisce nel braccio pur essendo certamente presente.
Farebbe lo stesso in altre mani e con un altro violoncello? Suonerebbe ancora sottile? Probabilmente no, quasi certamente no, penso manterrebbe la promessa del suo nome, velocità , essenzialità , pulizia, snellezza.
Maia, la madre, ha una voce più forte, ha un carattere più forte di Elettra, la sua natura è quella di assecondare l'incontro con la vita, Emiliano dice "spara di più"... nelle mani di un altro musicista e con un altro violoncello andrebbe bene lo stesso? Sparerebbe più di Elettra? Si attaccherebbe meno di Elettra alle corde? Probabilmente no, quasi certamente no... come Elettra, anche Maia continuerebbe a presentare la sua natura, a sostenere l'incontro con la vita, nel modo e nel senso in cui la vive il musicista che la custodisce.
Ogni musicista ha e vive il suo tempo, la sua velocità , la sua essenzialità , la sua pulizia, la sua snellezza, Elettra asseconda il suo tempo, la sua velocità , la sua essenzialità , la sua pulizia, la sua snellezza.
Ogni musicista incontra la vita a modo suo, unico e irripetibile, mai prima e mai dopo così si è presentato sulla faccia della terra: Maia sostiene quell'incontro unico e irripetibile.
Sì, gli altri archi che Emiliano aveva provato dovevano essere completati, io avevo voluto fare un esperimento, ed è andata a buon fine, nel frattempo avevo completato tutte le operazioni, ed erano pronti, I Ching e Rocky, 80 grammi e 81 grammi, il peso in grammi non è rilevante, il loro carattere lo è.
I Ching è l'oracolo, colui che risponde in modo impeccabile alla tua domanda, a qualsiasi tua domanda: ogni musicista ha e fa le sue domande, fa domande che solo lui o solo lei può porre in quel modo, I Ching risponde proprio a quelle domande, uniche, che nessun altro ha chiesto prima e nessun altro potrà mai chiedere allo stesso modo, le differenze tra un musicista e l'altro non possono, non devono essere eliminate o ignorate.
Rocky, il combattente, ha una voce più forte, ha un carattere più forte, la sua natura non è dare risposte alle domande del musicista, è aiutare a vincere: ogni musicista affronta avventure, rischi, confronti diversi, unici e irripetibili, e Rocky aiuta vincere ogni confronto, cambiando strada e rispondendo a ciò di cui ha bisogno il musicista, aiutando nel corso dell'avventura che quel e solo quel musicista sta vivendo, nell'affrontare i rischi e i confronti che quel e solo quel musicista sta affrontando.
Fantasie? Sì forse.
La fantasia è un ingrediente indispensabile, un bene prezioso, sempre e ovunque, a maggior ragione quando il compito è portare i suoni nel mondo come fanno i musicisti... è anche fantasia, ma è anche il modo in cui posso dire fedelmente di ciò che ho trovato, sempre più chiaramente, negli anni, ora sono vent'anni di incontro quotidiano con gli archi e con i musicisti.
Non mi è dato sapere, prima che l'arco sia compiuto, qual è il suo carattere, qual è la sua natura... Sono una donna, ho partorito due figlie, lo so, ho vissuto l'esperienza del sentire e del vedere dentro di me cresce un nuovo essere vivente... È anche banale coniugare la mia lettura della natura, del carattere dell'arco, con l'inconoscibile natura e carattere dei viventi che le femmine umane, e solo le femmine umane, possono concepire e donare nascita.
Banale quanto vuoi, eppure mi consola trovare, ricordare e tenere presente il bisogno del candore, del non sapere prima, l'impegno di incontrare la vita nei suoi aspetti sconosciuti e sorprendenti, di non lasciarsi distrarre dalla diversità di ciò che viene paragonato a ciò che desideriamo, scivolando troppo spesso nella delusione e cercando di forzare ciò che è nei nostri poveri schemi, rimanendo aperti alla bellezza di ciò che semplicemente è, musicisti, archi e persino figlie.
E quindi rispondo al messaggio di Emiliano, caro Emiliano, grazie per le tue preziose osservazioni, ora gli archi sono pronti... siamo d'accordo che verrà a prendere i due archi nuovi, vorrebbe fare prove comparative con tutti e quattro, li terrà per qualche giorno, sosterrà gli esami finali con uno di loro, e ancora non sapendo quale, decido subito di acconsentire alla sua richiesta, per quanto insolita.
Ci incontriamo il giorno dopo, alla stazione ferroviaria, è un incontro breve e leggero, deve partire quasi subito, svanisce in un istante, inghiottito da una carrozza del treno che lo porterà a destinazione.
Passano ancora pochi giorni, Emiliano mi fa sapere che ha superato brillantemente gli esami, ci accordiamo per incontrarci, parleremo quando ci incontreremo, ma so già che non terrà con sé nessuno dei quattro archi, sono curiosa di sapere perché, per conoscere le ragioni, questa storia è insolita, è singolare, non mi era mai capitata prima, e sono sicura che non mi succederà mai più.
Ci ritroviamo alla stazione dei treni, mi porge con attenzione e grande delicatezza le custodie che contengono i quattro archetti, siamo seduti su una panchina, gente che va, gente che viene, non c'è folla, ma c'è movimento intorno a noi, e ancora capita che ci troviamo entrambi in una bolla spazio-temporale, come era successo al primo incontro, nel brevissimo secondo di pochi giorni prima, e anche adesso, ci siamo, ma non ci siamo più, le voci di annunci, di avvisi, treni in arrivo, treni in partenza, passaggio di convogli di attenzione al binario 3 che si allontana dalla striscia gialla, le conversazioni della gente intorno, esattamente come se tutto fosse svanito.
E infine Emiliano racconta, racconta di I Ching, che è l'arco perfetto per lui, la leggerezza di Elettra, la forza di Elettra, più della forza di Maia, meno della forza di Rocky, devastante... I Ching era il compagno prescelto per affrontare gli esami, con pieno successo, e I Ching mantenne, come non poteva non fare, la sua promessa, di rispondere alla sua domanda, alla domanda che solo Emiliano poteva porre.
L'oracolo ha risposto in maniera impeccabile: ciò che cerchi non è nel violoncello, in nessun violoncello che sia mai esistito, che esiste ancora o che esisterà in futuro, ciò che cerchi non è nell'arco, in nessun arco che è mai esistito, che esiste ancora o che esisterà in futuro. Cerca altrove.
Ci sono diversi modi per capire il significato di questa storia, diversi percorsi che possiamo intraprendere, diversi, come si suol dire, focus prospettici, il mio percorso è questo: sono grata, colpita e felice.
Emiliano, grazie anche ai miei archi, e non solo al suo indubbio genio e talento, ha trovato una risposta che cercava da anni, piccola, iniziale, ma decisiva: forse avrebbe passato invano il resto dei suoi anni alla ricerca del violoncello perfetto e dell'arco perfetto, capace di mettere al mondo quel suono che fino ad ora era certo che dovesse essere portato al mondo, poiché è necessario mettere al mondo, è fondamentale portare nel mondo, entro il tempo prescritto, la disobbedienza è punita con la morte, la morte del nascituro, la morte del generatore.
Quel suono, solo ed esattamente quel suono, era, e resta, ciò che deve essere messo al mondo, nessuno può dubitare che Emiliano avesse torto, che quel suono sia un errore, e se lo alimenta è un errore, fa affidamento su una non verità , esponendosi così alle conseguenze, conosciute e immaginabili, dell'affidarsi a una non verità .
Certo non mi è permesso sapere come sia il suono che Emiliano deve generare, non prima di averlo generato, non mi è concesso, non è concesso a nessuno tranne a Emiliano, solo a lui: quando questo suono entrerà nel mondo, Emiliano saprà riconoscerlo, e dire con giubilo, eccolo, questo è il suono, per poter condividere con gli altri, certamente con me, l'evidenza dell'unicità di quel suono, la sua bellezza, il suo incanto, il compimento di un viaggio iniziato decenni fa e finalmente compiuto.
Con me restano Maia, Elettra, Rocky e I Ching, ancora per un po', anche loro se ne andranno, e avranno la vita senza di me, sono orgoglioso di loro, di ognuno di loro, e questa è la più grande ricompensa concessa a un umano.
Emiliano ha già iniziato la nuova ricerca, lo so, e sono sicuro che troverà ciò che deve ancora cercare, non perché lo voglia, non perché lo desideri, per non rendere stupido omaggio a qualcosa, a qualcuno , vivente o non vivente, ma in nome della migliore verità che da tempo riconosce e che me lo ha portato, e in molti luoghi del mondo... quale migliore verità ?
Ognuno ha la sua risposta, la mia è, ancora incerta e interrogativa, testimoniare come meglio può la sua migliore verità .
So che avrà successo e so che un giorno tornerà da me per parlarmi del suo viaggio e del suo successo.
Fino ad allora, dal profondo del mio irrimediabilmente romantico cuore, buona fortuna, Emiliano!
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