Era lì da un po', bella, forte, potente, mancava ancora qualcosa, avevo altro da fare, ed era rimasta lì, un po' impaziente, ma costretta a rassegnarsi ad aspettare... immagino che re , e regine, non aspettano affatto volentieri, anche se sono in grado di concepire e realizzare piani e disegni a lungo termine, e quindi in grado di aspettare il momento propizio, né anticipato né tardivo, giusto il momento giusto per il passo per da prendere... ma questo è un altro discorso.
Ogni tanto sentivo che mi chiamava, il re, il re, e mi rimproverava, anche... non potevo fare altro, non avevo tempo, soprattutto il tempo interno, lo spazio interno, di occuparmi di lui, la mia vita scorre come quella di tutti, raramente in modo semplice e lineare, e in quel frastuono, in quella furia di venti e correnti, non potevo, non era giusto, non avrei potuto affrontare il re più di me, proteggendolo dagli attacchi, dalla polvere, dai brutti incontri, e lasciandolo incompleto, incompiuto, incompiuto quel “qualcosa” che era necessario per realizzare, completare, portare alla luce, al mondo, agli occhi di altri... le nostre difficoltà nel completare, nel concludere, nel finire, verso l'"ecco, è finito!" hanno radici antiche e recenti, potenti e ben vive.
Non sapevo, a dire il vero, cosa mancava esattamente, cosa non era in armonia, in equilibrio, ma sapevo che qualcosa c'era, e non riuscivo a trovarlo con la facilità con cui di solito trovo ciò di cui ho bisogno, forbici, chiavi della macchina, carta di credito, telefono... non che non si nascondano, ah no, lo fanno bene, quasi tutto corre costantemente il rischio di averle nascoste, anche se le ho sotto il naso, come si suol dire, una specie di elfo dispettoso che si prende la briga e il gusto di infastidirmi nascondendo le cose che cerco, e poi mi guarda divertito mentre io sono infastidito, giuro e sbraita, finché, finalmente, lo trovo esattamente dove doveva essere, sotto il mio naso principesco.
Oh no, quello che ci voleva, quello che mancava, proprio non lo trovavo da nessuna parte... da tempo comincio ad accettare l'idea che ci sembra, ci sentiamo di cercare, di cercare, ma che non troviamo quando proviamo ... non troviamo le risposte cercandole spasmodicamente, non troviamo le idee attraverso lo sforzo di ricerca, a un certo punto arrivano, si mostrano, e mi capita spesso vedere che erano lì da tanto tempo, proprio sotto il mio naso, come le chiavi, o il telefono, o gli occhiali... e così, qualche giorno fa, era un martedì, tutto d'un tratto, sapevo cosa doveva essere fatto.
Sembra una vecchia canzone, forse martedì sarà il giorno delle mie buone notizie , cavolo, quelle voci meravigliose, così calde, piene di sentimento, vive, antiche, indomabili... non è proprio che ho iniziato a correre per andare al labò, ma, qui, quasi, sì, un'eccitazione speciale, una cosa fresca, nuova, chiara, luminosa, ho riso di soddisfazione, corro dal mio re ... e ovviamente il mio re fa il broncio, e ricomincia a provare a rimproverarmi, ma si ferma subito, capisce che oggi è il giorno, che è oggi e non domani, che poteva essere solo oggi, e ogni altro giorno sarebbe stato quello sbagliato.
E cessa ogni resistenza, ogni attacco, e mi aiuta, facendo regale cenno di assenso a ogni mia idea... il nasetto, che ne dici, Maestà, il nasetto, via quel brutto nasetto d'ebano, sì, va bene, è non brutto, ma è normale, banale, non è degno di Vostra Maestà (avreste dovuto vederlo, eh sì, un po' di vanità, chi non ce l'ha...), no no no e ancora no, il nasetto uno, antico, è degno di te, Maestà... completa approvazione, un breve, regale, cenno di assenso... eccolo, era lì da molto tempo, anche apparentemente scomparso, privo di esistenza, perduto, maledetto elfo... un po' vergognoso, sì tutto ossidato, triste, come solo gli abbandoni possono renderci tutti... ma conosco il mestiere, e dopo pochi minuti brillava come un nuovo sole di giugno, all'inizio dell'estate ...
E poi la sua mortasa, la mortasa della bacchetta, aahhhh, bisognava pulirla, sistemarla, renderla adatta ad ospitare il nasetto, e con una volontà, ma una volontà facile, leggera, precisa, come il secondo preludio del secondo volume del clavicembalo ben temperato, ritorna e ritorna senza inutili ripetizioni, solo quelle che ci servono, solo dove servono, solo quando servono, e la mortasa (cavolo, ... mortasa , mortasa e tenone, la base degli incastri dei maestri d'ascia, quella morte che sembra portare dentro, improvvisa e inaspettata, la morte... il solo nome fa paura, e per me non corrisponde affatto a quello che è, visto che è la casa della madre vite, che, mettendo l'arco nella giusta tensione, dà vita al suono... la madre vite è molto meglio, ma andiamo avanti) diventa ciò che deve essere, la casa della vita dell'arco, della sua tensione vitale.
Il re sembra felice con me e mi guarda interrogativo, e adesso? Vostra Maestà, ora il crine, e per voi il crine non può essere bianco, il bianco non riflette e non esalta la vostra regalità, la vostra grandezza e potenza... sembrava felice delle mie parole, ho avuto un cenno di assenso regale, quindi quale crine? Nero, Maestà, nero nobile, nero come una notte senza stelle, profondo e insondabile, l'azzurro del cielo mutato in improvvisi e mobili riflessi di un blu profondo, quel nero, Maestà, è il nero per te.
E svelti siamo al lavoro sul crine, sembra quasi che i fili siano sistemati in ordine da soli, il fitto pettine vola senza incontrare alcuna resistenza, leggero come una nuvola, un'ombra passeggera e veloce che subito scompare, si aggrappano al mortase, in perfetta intimità con il nasetto e con la punta dell'arco.
Il Re guarda, e guarda ancora, un sopracciglio leggermente alzato, come se dicesse che manca ancora qualcosa, cosa aspetti? Sorrido tra me e me, lo so benissimo, è il mantello, non c'è Re senza mantello, e il mantello che sto preparando per lui è un mantello speciale, un segreto che tengo stretto, un dono di un grande Maestro Liutaio, Cesare Gualazzini ... Cesare, amico mio, abbiamo passato del tempo insieme, magnifico, il tuo umorismo e la tua originalità rimangono unici, sei partito anche tu, recentemente, ma stai anche con me, finché avrò vita.. Lo so, con Giovanni non hai tante somiglianze, personalità opposte, per così dire, ma so che tutto sommato andrai d'accordo, e la compagnia non sarà così miserabile.
Preparo e stendo il mantello, copro il Re, è seta, Maestà, non lucida, né opaca, viva e morbida, leggera e molto resistente, non affaticherà il tuo passo e ti proteggerà meglio di qualsiasi altro mantello .
Il Re guarda, lo sguardo è acuto, ogni piccolo dettaglio è visto, esaminato, giudicato, approvato... ma lei sbuffa, alla fine, ancora non abbastanza, faccio finta di non capire, mi mostro sorpresa, fingo di perdermi e imbarazzato... come se non sapessi che il Re pensa al suo popolo, sempre al suo popolo, perché è un buon Re, di come può e forse deve servirlo, al meglio delle sue conoscenze e capacità.
Mi conosce da molto tempo, questo buon Re, e non si lascia ingannare dalla pantomima, né dice una parola, perché sa che farò quello che si deve fare: la colofonia regale va offerta con saggezza e accolta armoniosamente per il crine nero, il Re sa che un arco forte come lui è estremamente esigente, ci vuole tutta la mia forza per offrire la colofonia, ma sa anche che la sua natura nobile, la natura della sua fibra è tale da far sì che il mio sforzo non troppo gravoso, certamente impegnativo, ma non estenuante.
E così fu, colpo dopo colpo, ad ogni colpo il crine accoglie e chiama la sostanza che trasforma in suono l'incontro tra crine e corda, avanti, lentamente, ma avanti, avanti, finché tutto è compiuto, il Re si mostra nella sua bellezza e potenza, e a me vengono stupide lacrime negli occhi, di cui ogni volta mi chiedo il motivo, il perché, il significato, e ogni volta che c'è la risposta e ogni volta che me ne libero... ma questa volta Io no, e la bella voce della mia regina mormora, amico mio, era un po' così quando le tue figlie sono venute al mondo, no?
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