Bene, mettiamoci al lavoro, tra due settimane deve partecipare a due concorsi per primo violino, è qui con me, con il suo magnifico violino e i suoi due archi da mettere a punto... due archi non miei, ma niente male ,devo dire.
Ci ho pensato dal giorno in cui abbiamo preso l'appuntamento, tra gli archi che ho appena finito ce n'è uno che mi sembra chiamarsi "Salvatore! Salvatore!" ... e così, prima di mettermi al lavoro sui due archi che Salvatore mi ha portato, prendo quell'arco dalla custodia e lo offro a Salvatore, pregandolo, mentre mi metto al lavoro, di provarlo.
Salvatore mi guarda, un po' sornione, prende l'arco, lo guarda con grande attenzione, lo tende, poi lo appoggia dolcemente sul pianoforte, prende il violino, riprende l'arco, intona, e comincia...
Sono al banco di lavoro, lo vedo con la coda dell'occhio, ora quasi tutta la mia attenzione deve essere rivolta a quello che sto facendo, il tempo stringe, Salvatore deve partire presto... apertura leggera, Brahms, e poi Franck....
Salvatore è un giovane, alto, asciutto, con l'occhio azzurro, un classico normanno... parla poco, con me si è sempre mostrato affabile e gentile. Ha lasciato la sua regione tanti anni fa, lì, se non hai uno sponsor, un padrino, eh, le strade sono chiuse... non che dalle nostre parti sia molto meglio, sappiamo che non è così, ma è che siamo molti di più, che c'è più confusione e che a volte ci sono barlumi.
Barlumi, lacune, "opportunità" spesso aperte da liti tra sponsor, tra padrini del nord, liti in cui nessuno deve vincere, e poi, a volte, anche chi non ha uno sponsor, un padrino, può riuscirci. L'ho visto succedere tante volte che ne sono stufa, ma tu cosa vuoi fare, è così che vanno le cose nel mondo... ah si certo, non solo qui, tanti testimoni di tanti musicisti che ho conosciuto personalmente.
Salvatore è orgoglioso, non ha saputo piegarsi, ed è arrivato al nord, finendo in una città fredda, nebbiosa, ostile, studia, studia, e ancora studia, infiniti tentativi, infiniti insegnamenti, dati e presi, infiniti masterclass... Salvatore non si arrende, è bravo, bravissimo, molto molto molto bravo.
Eccolo ai capricci, ecco il 24, diabolico Paganini...perfetto.
È passata più di un'ora, il primo archetto va bene, mi prendo una pausa, un caffè e una sigaretta, ah sì, è ora. Prendiamo il caffè insieme, Salvatore posa l'archetto sul pianoforte, posa il violino, qualche traccia di stanchezza, come se avesse appena iniziato, ci sediamo a tavola e prendiamo il caffè, aspetto in silenzio che parli, non abbiamo fretta, non perdiamo tempo, questo no, ma non abbiamo fretta.
Le tazze sono vuote, mi godo la sigaretta, lui non fuma, ma non ne è infastidito... e finalmente quegli occhi di un azzurro impossibile mi guardano negli occhi, lo sguardo è trionfante, felice, magnifico, e dice: "con questo arco posso fare tutto, con questo arco mi sento sicuro di poter fare tutto".
So che non è ricco, conosco la sua storia e il suo presente, abbastanza per sapere che non può permettersi, ora, di comprare il mio arco.
So che è orgoglioso, e che non me lo chiederà mai di prestarglielo, le privazioni e le sconfitte sono state tante, e non lo hanno fermato, so che non lo fermeranno ancora per molti anni.
So che non può dire altro, non può dire più di quello che ha detto, e che si aspetta che io capisca senza che lui debba dirlo... e che trovo una soluzione che lui possa accettare, come ho fatto io in passato, per altre questioni.
Lo guardo, so di avere un sorriso leggero sul viso, sono felice, l'ho sentito suonare per più di un'ora, un pezzo dopo l'altro, uno più difficile del primo, a volte mi sembrava di sentire Krylov , pur sapendo che era lui... ahhh, Salvatore, Salvatore, cosa vuoi che ti dica, cosa vuoi che faccia...
Se lo accetti, ti darò l'archetto finché non avrai finito i concorsi...
In quei secondi, quelli trascorsi tra l'ultima delle sue parole e la prima delle mie, la tensione era passata attraverso le stelle, l'ho sentita, molto chiara, forte, ho sentito la sua, i miei neuroni specchio funzionano sempre alla grande, con alcuni musicisti anche di più, e ho sentito il mio, enorme, ho sentito il desiderio, il desiderio fortissimo, suo e mio, di essere liberato da quella tensione e di poter entrare insieme in un mondo diverso da quello in cui siamo abituati a vivere.
Dove le cose non vanno come noi, dove il merito non è solo un suono inutile, ma è riconosciuto, apprezzato e rispettato... ahh, Amleto, sì.. il disprezzo che il merito paziente riceve dagli indegni... più che quattrocento anni fa, e siamo ancora lì.
E la tensione si è sciolta, tutto, all'istante, lasciandoci dove volevamo essere.
Il suo sguardo era magnifico, felice che avessi capito, grato per l'aiuto che offrivo e per il modo in cui lo avevo offerto, non sminuito, no, anzi, sapeva che era il risultato del pieno riconoscimento del suo merito, della sua esecuzione impeccabile, sapeva che io sapevo che non c'era stato nessun errore, nessuna esitazione, in nessun momento di quella performance totalmente privata, ma solo e sempre grande, grande maestria e intelligenza interpretativa.
Sapeva che volevo che rifacesse "semplicemente", lì, davanti alle commissioni, quello che aveva appena fatto con me, sapeva che per lui come per me avvicinarsi alla perfezione è l'unica vera ricompensa, che riuscire in questa sconfitta non è possibile.
Dopo qualche secondo di silenzio, con un sorriso e una gioia nella voce, mi dice: sì, lo accetto... se vinco il concorso, quell'arco è mio, puoi chiedere quello che vuoi.
Uno dei suoi archi era pronto, e anche il mio, gli ho suggerito di lasciare l'altro arco, era un po' più malconcio, sarebbe tornato a riprenderlo un altro giorno.
Ci siamo salutati, gioiosi e fiduciosi.
Finì per vincere entrambi i concorsi, entrambi organizzati da seri e importanti teatri stabili, uno al nord, e l'altro nel capoluogo della regione da cui era dovuto partire, molti anni prima... scelse di tornare al terra che doveva lasciare.
Nota : per tutelare la privacy di Salvatore, e poter comunque raccontare questa storia, ho preso la precauzione di cambiare il suo nome, che quindi non è Salvatore, luoghi, che non sono quelli genericamente indicati, ed anche lo strumento, che potrebbe essere uno qualsiasi quelli che richiedono un archetto. Anche gli autori citati, Brahms, Franck, Paganini, sono un travestimento, come aver citato Krylov, per me il numero uno al mondo. Per il resto, la storia è tutta vera.
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