Con un leggero accento spagnolo, la voce al telefono mi chiede: "Hai gli archi per violoncello?", mi sorprendo un po', come vuoi dire, hai gli archi per violoncello, che domanda singolare, e poi rispondo di sì , certo che ho gli archi da violoncello... e mi preparo per ciò che segue quasi sempre quell'ouverture, ma con un dubbio, con aperta curiosità per la sorpresa, anche se non saprei proprio dire cosa l'abbia messa in moto.
In un italiano impeccabile, la voce, giovane e fresca, libera da tensioni, mi dice che ha preso il mio nome da un liutaio di New York, il maestro Gould, dopo un po' di tempo ricordo, lo conobbi tanto tempo fa al mondomusica, anche se il l'incontro è stato breve ho capito che quel ragazzo, il Maestro Liutaio, era davvero un Maestro, guidato e dominato da una grande passione per la sua arte... in pratica ci sono due tipi di liutai, molti sono costruttori di mobili musicali, pochi sono veri liutai, noi ci siamo riconosciuti in pochi istanti, è stato bellissimo.
Il mio orizzonte a quel punto è cambiato completamente, Emiliano viene da me mandato da un Maestro, le sue domande vanno accolte onorando il Maestro che me lo ha mandato... vive in una città lontana, è musicista, viene da me tra qualche giorno, e intanto darà un'occhiata al sito, verrà con il suo prezioso violoncello, un Maestro Liutaio di una città vicino al mio atelier deve fare delle piccole manutenzioni, preferisce spostarsi con sul treno, mi offro di andare a prenderlo e stabiliamo la data.
Ha un aspetto gradevole, è giovane, sembra giovane, ma non è così giovane, ha più di trent'anni, durante il breve viaggio chiacchieriamo, ed è una vera conversazione, non mostra il suo più che rispettabile palma res, né recita il curriculum vitae, ma suona con piacevole leggerezza le misure di protezione anti-covid con l'ossessione della madre per l'ordine, la pulizia e l'igiene, che oggi è diventata una dote molto apprezzata da tutti, mentre allora, tanti anni fa , è stato guardato con sospetto...
...e poi la fortuna di aver trovato ospitalità (non gratuita, ma è andata benissimo) con un collega musicista bloccato per mesi all'estero durante il lockdown, sfuggendo al possibile destino di essere chiuso per mesi con tre musicisti non proprio simpatici nel location precedente, beata solitudine, tante riflessioni, tanto violoncello, tanto studio, tante conversazioni in videochiamata... non è un torrente, è un bel torrente, fresco, vivace, racconta, dico, i maestri, mio e suo, quello attuale che gli sta dando filo da torcere, le masterclass a cui ha partecipato...
Intanto siamo arrivati, il torrente continua fresco a scorrere, mentre lui si toglie delicatamente la maschera, felice di trovare in funzione il mio airborne-covid-killer, che gli presento brevemente, e mi dice sorridendo che sta cercando un arco che gli permette di ottenere il suono che sa essere il suono che vuole e che il suo violoncello sa dare, e che non l'ha ancora trovato, dopo averne provati tanti... ha girato mezzo mondo, e ora, di recente tornato in Italia, prima mi ha cercato, forse ho quello che cerca lui.
Non so come abbia fatto, ma come per magia lo trovo seduto con il suo bel violoncello, un veloce controllo dell'accordatura fatto, pronto per la prova, mi guarda sorridente, in attesa, senza fretta, senza urgenza... Prendo Elettra, è il nome che ho dato a questo arco, diligentemente preparato alla prova, e glielo offro, con piacere, senza fretta, senza urgenza. Emiliano tende l'arco e comincia.
Il repertorio che usa è per me insolito, non è il canonico e classico violoncello solo, è una delle parti che probabilmente sta studiando in questi giorni, un quartetto di Brahms, esegue due movimenti, impeccabile, molto concentrato, io sa che non è più solo lì con me, è impossibile eseguire quei brani musicali in quel modo rimanendo in questo ambiente reale troppo spesso noioso, quello che gli serve è altrove, Emiliano sa dove e come portarlo qui dove gli serve ...
E poi torna qui, di nuovo con me, raggiante... sì, è magnifico, non lo sento, questo arco è la mano che lo tiene, e la mano è l'arco, e il suono, sì, è è proprio il suono che cerco, proprio quello, mai avuto tra le mani un arco come questo...
E mi chiede del peso, e del legno, e della vite madre, e i nostri due torrenti si incontrano e giocano, io dico, lui racconta, le nostre acque giocano, beve quello che gli dico, non perde una molecola, Mi placo la sete alle sue acute osservazioni e alle sue buone domande...
Vorrei che tu provassi questo, adesso... mi restituisce Elettra, che sostiene tempo, velocità, essenzialità, pulizia e snellezza, e io gli dò Maia, senza dirgli il nome, senza dire una parola, semplicemente sorridendo , Maia che sostiene la vita.
Emiliano si prende cura di Maia, e come prima se ne va, pur restando con me, non è più Brahms, non lo riconosco subito, sembra Ravel... sì, è Ravel
Sono minuti, e volano via, ed Emiliano ritorna, volando, orgoglioso e felice, le ore sono volate, e non ce ne siamo accorti, è ora di rimettersi in strada... Emiliano vuole provarli entrambi, anche dove studia, anche dove sta lavorando con altri, anche dove si celebreranno gli esami, tra pochi giorni, vuole chiedere a un collega stimatissimo di suonare il suo violoncello con questi archi e sentire da fuori, a distanza.. Sono d'accordo volentieri, ci rimettiamo in viaggio, mentre le nostre insenature continuano a deliziarci.
[ continua nella parte 2 ]
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